La Nuvola inaugura una personale del giovane Mario Carlo Iusi, classe 1995. Le sue opere sono caratterizzate dall’uso di colori materici e brillanti che apparentemente abitano la tela in maniera casuale, la invadono in un balletto convulso fatto di vortici, linee e segni. Sono opere che ricordano l’action painting, l’espressionismo astratto, il dripping e tutte quelle forme di ricerca prettamente gestuale. Ad uno sguardo più attento, però, si rivela l’arte di Iusi che è sì pittura d’azione, ma pensata, calcolata, contata. Ogni singola goccia di colore che si trasforma in vibrazione e fulgore cromatico, ha una sua specifica collocazione, un suo punto di inizio e di fine, un ruolo preciso stabilito dall’artista preventivamente. È come se Iusi volesse mettere un ordine al caos attraverso la numerazione quasi ossessiva, che lo vede contare migliaia di puntini che spesso vanno a sovrapporsi e confondersi nella tempesta di colori. Persino il suo nome trasforma in numero, così può capitare di imbatterci nella sua firma che non è più il nome anagrafico, ma la sua traslitterazione numerica: 1101, sfruttando le logiche dei numeri romani.
Ma il linguaggio di Mario Carlo Iusi non è fatto solo di colore e numeri, si nutre anche di altre questioni, temi e discipline che vanno a strutturare il suo lavoro complesso, sollevando questioni, oltre che artistiche, filosofiche, antropologiche ed etiche. Il tempo e la luce, ad esempio, occupano un ruolo centrale nella sua ricerca. Se il tempo è bergsonianamente soggettivo, per cui ogni istante risulta qualitativamente diverso da tutti gli altri, la luce, così come il colore, è veicolo di una visione che non è solo ottica, ma anche simbolica e metaforica, oltre che fisica. Ottica perché la si vede; simbolica e metaforica perché racchiude in sé infiniti significati filosofici, antropologici, mitologici e teologici, partendo dalla Creazione del mondo, Platone e Agostino; fisica perché l’artista coinvolge direttamente lo spettatore nell’accensione dell’opera, trasformando il fruitore in soggetto attivo all’interno di una dinamica relazionale e partecipativa.
La caratteristica di questi lavori, infatti, sta nella dicotomia tra la pittura e il sistema di illuminazione led ideato dall’artista e nascosto all’interno delle cornici. La luce si trasforma così in spazio attraverso l’azione dell’osservatore che ha la capacità di modificarla, mediante una scelta arbitraria. Di tutto questo e di molto altro, ne parlano in questo catalogo Alice Falsaperla e Matteo Giuseppone, voci giovani e promettenti, così come quella dell’artista.
Giorgia Calò