Artisti

Gli artisti che abitano lo spazio della Galleria La Nuvola, storicizzati e contemporanei, si contraddistinguono per una comune tensione all’avanguardia. Nel caso dei primi, si tratta di una sperimentazione indagata nei decenni che vanno dagli Anni Sessanta agli Anni Ottanta, dal punto di vista pittorico, scultoreo e installativo. Si tratta della testimonianza diretta di un periodo storico e di un rapporto, anche umano, intessuto con i nomi più rilevanti di quell’epoca.
Per quanto riguarda la selezione degli autori contemporanei, l’obiettivo della Galleria si manifesta nel voler dare spazio espressivo ai nuovi nomi, già affermati o emergenti, del panorama nazionale e internazionale, per ampliare il mercato dell’arte sia verso l’innovazione, sia verso nuove ricerche.

Artisti

Storici

Afro Basaldella

“Io ho sempre amato profondamente la pittura di Afro, perché nella pittura di Afro c’è la pittura, c’è la vera pittura, ma c’è anche un rimpianto della pittura, una nostalgia della pittura. Non so se riesco a rendere l’idea, ma il quadro sta lì perché cerca qualche altra cosa, ha una nostalgia di qualche altra cosa. E allora io ho sempre pensato che Afro adorasse la pittura come si può adorare un castello, per esempio il castello di Kafka, un castello miracoloso, lontano, dentro il quale non si può entrare, non si può passere il ponte levatoio per quel castello”.

Per Afro (1997), testo critico di Toti Scialoja, dal Catalogo Generale di Afro, a cura di Mario Graziani

Mirko Basaldella

“Il significato sostanziale dell’opera di Mirko, nel suo ciclo, può essere visto nella persuasione profonda e nell’ispirazione dell’uomo come tempo vissuto e dell’anima come memoria, nella tensione ad una perenne aggiunta per attingere una sempre maggiore verità di se stessi”.

La Fondazione Mirko per Firenze (1979), testo critico a cura di Carlo L. Ragghianti

Mario Ceroli

“Ceroli sta come “C’ero lì”, in quel preciso istante, come hic et nunc, come constatazione di presenza e noema della vita. È per mezzo dell’atto creativo che l’artista vuole fermare il tempo, donandogli la forma e scolpendone un momento, pur lasciandolo libero nella sua abissale infinitezza”.

Mario Ceroli. C’ero lì con Pinocchio (2019), testo critico a cura di Alice Falsaperla

Pino Pascali

“Forse, più a largo, ci sono balene, velieri e pescecani. Laggiù cominciano storie più grandi, le verità di Moby Dick. Ci vorrebbe un corpo più forte, un coraggio più eretico. Almeno una maschera e un boccaglio, un’armatura robotica che possa raggiungere gli luogo, immune dal tempo e dalle ferite. Il sogno di cambiare pelle, di lasciare magicamente alle spalle la propria parte esposta al mondo. Servirebbe un pugnale per difendersi dagli abissi, magari una vita come impugnatura che rivolga la punta verso di lui, per scavare e indagare nel fondo di sé”.

Pino Pascali. Fuori Museo (2022), testo critico a cura di Alice Falsaperla

Achille Perilli

“Per questo il segno è il punto di partenza di Achille Perilli, distinguendosi dall’algido e oramai superato monema, accogliendo il monocromo al posto del campo neutro e assecondando l’inconscio.
Tutti insieme questi elementi sono racchiusi in una nuova circolarità, in un eterno ritorno che non ha esclusioni, perché sa di non poter fare su tutto una gerarchia: dall’informale alla forma, dalla forma all’immagine, dal’’immagine al segno, dal segno alla traccia, dalla traccia alla memoria, dalla memoria all’inconscio, dall’inconscio alla poesia”.

Achille Perilli (2018), testo critico a cura di Alice Falsaperla