Sergio Lombardo – Dai Monocromi ai Gesti Tipici – 2002

La scelta delle opere raccolte è volta a cogliere e illustrare uno dei momenti salienti del progredire della ricerca di Lombardo e, più in generale, del movimento della cosiddetta Nuova scuola di Roma (Angeli, Bignardi, Festa, Fioroni, Kounellis, Lombardo, Mambor, Schifano, Tacchi). Il momento in questione è quello in cui, nella pittura di gran parte degli artisti citati, si osserva una transizione della dimensione reclusa e astratta dei monocromi a quella di una nuova figurazione.

Il periodo cruciale è la stagione a cavallo tra il 1960 e il 1961 e la trasformazione in oggetto risulta chiaramente da una ricezione all’interno della problematica pittorica del nuovo immaginario e dell’iconosfera che cominciano ad essere divulgati dal nascente sistema dei mezzi di comunicazione di massa (cinema, televisione, pubblicità, stampa a rotocalco, etc). Nel campo delle arti visive, le icone di questo nuovo immaginario sono sul punto di essere accolte e riproposte in tono inquisitorio e roboante dal dilagante fenomeno della Pop Art angloamericana.

In questo contesto, Lombardo ricorda un’accesa discussione, svoltasi al suo studio dinanzi ai monocromi e presenti Schifano, Mambor, Tacchi e Festa, in cui quest’ultimo, insieme ad altri e più confusi argomenti, lo accusava di fare una pittura intellettuale, del tutto ripiegata in se stessa e reclusa all’interno delle quattro pareti dello studio, e avvertiva la necessità di aprirla alle immagini del mondo nuovo che cominciava a pulsare attorno a loro.

Quest’ultimo argomento fu raccolto da Lombardo e recepito all’interno del suo lavoro, che già si stava orientando verso ricerche più estroverse, accelerandone la trasformazione nella direzione indotta da una esigenza, avvertita come imprescindibile e forte, presente anche nei monocromi, di mettere il pubblico di fronte alla enigmatica e pericolosa trasformazione della realtà contemporanea, anzichè intrattenerlo di fronte all’espressione intimista delle sue emozioni poetiche.