In occasione della 17ª Giornata del Contemporaneo si inaugura alla Galleria La Nuvola di Roma, la mostra personale Uemon Ikeda. Racconti paralleli, a cura di Alice Falsaperla. Durante la 9ª edizione di AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani), nel 2013, Ikeda aveva realizzato nella piazza del MAXXI (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo) un’opera che, a metà tra installazione e performance, si concentrava sul tema dello spazio virtuale.
Per questa nuova personale, La Nuvola di Via Margutta ospiterà l’installazione ambientale, appositamente allestita secondo la struttura della Galleria, insieme ad una serie di watercolor e disegni realizzati su carta. Il libro Racconti paralleli, da cui prende il titolo la mostra, edito dalla Bordeaux Edizioni, conterrà la pubblicazione di una raccolta degli scritti inediti di Ikeda, a cura di Marta Bianchi. A parlare del libro con l’autore, saranno il Presidente della Fondazione Italia Giappone, l’Ambasciatore Umberto Vattani, e la storica e critica d’arte Alice Falsaperla. Sarà, inoltre, presente l’editore Dario Cimaglia della Bordeaux Edizoni. Nella prefazione l’Ambasciatore Vattani definisce Ikeda «profondamente italiano, pur restando convintamente giapponese. Questa doppia natura gli fornisce punti di vista complementari e momenti di felicità insospettabili».
Infatti Uemon Ikeda è considerato uno tra gli artisti giapponesi viventi più importanti in Italia. «Fortunatamente a Roma ho vissuto in un periodo che permetteva agli artisti un tipo di ricerca non stilistica. Per me l’arte è una cosa molto seria, un argomento ontologico. Quando la realizzo nel mondo concreto, sono contaminato dalla sua social inheritance, ne traduco la storia in forma decorativa o applicata », spiega Ikeda. Il processo di trasposizione estetica da parte dell’artista avviene per via naturale, con l’utilizzo della pigmentazione e della colla vegetale, come “la polvere del vulcano Fuji che, quando piove, si scioglie lentamente”.
L’immagine diviene allusiva e si lascia creare dal valore di una macchia o da un improvviso cedere della mano sulla carta di riso o da un segno della china come nuovo supporto dell’opera. «Con un filo misto di lana e seta, che è la sua firma, l’artista trama un personale concetto di stanza e ci conduce in un “cunicolo spazio-temporale”, fatto di linee, forme e geometrie aeree che si disgregano e aggregano per illogici ritorni. Si è di fronte a strutture meticolose e complesse, in cui gli indizi di profondità si rovesciano continuamente, a favore di una mediazione sempre rinnovata tra autore e spettatore.
Si tratta di una possibile corrispondenza tra il lavoro dell’artista e la sua mente, la cui caratteristica, simile a un “algoritmo aperto”, risiede nell’assenza di comandi prefissati. Secondo Ikeda lo spazio espositivo è un vuoto, colmato da un reticolo coinvolgente e sintetico; un “impero dei sensi” che supera il saper vedere e conduce il pubblico verso altre forme di percezione dell’opera.
La seguente modalità di rottura, inaugurata dalle avanguardie storiche e ripresa dalle neoavanguardie del secondo dopoguerra con studi sulle forme estetiche, i posizionamenti sociali e le strategie politico-culturali, per l’artista coincide con le tre sfere di valore, quali il Bello, l’Etica e la Verità, che l’arte contemporanea deve affrontare».
Alice Falsaperla
Fotografia di Domenico Flora