La Galleria La Nuvola di Via Margutta aderisce il 7 ottobre 2023 alla Giornata che celebra l’arte contemporanea, con la sua Diciannovesima Edizione indetta da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani), sostenuta dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. L’immagine-guida di tale manifestazione, quest’anno, prende la fisionomia dell’opera Pa(y)sage Corporel (2023) dell’artista italo-senegalese Binta Diaw (Milano, 1995).
La creazione si origina da una radicata indagine, fondata sul corpo femminile, in relazione alle impronte del colonialismo nella società odierna.“L’essere umano è cura dell’essere umano”, così sembrerebbe pronunciare un detto in lingua wolof, attraverso il quale l’autrice sottolinea, secondo un senso poetico, il legame che interseca l’Umano alla Natura. In base a questo indizio tematico, volto alla sostenibilità ambientale e sociale alla quale La Nuvola si è più volte avvicinata, attraverso esposizioni realizzate col sostegno della FAO (Food and Agricolture Organization of the Unite Nations) e dell’Amnesty International, oggi la Galleria propone per l’occasione la selezione attenta di tre creazioni dell’artista Elia Alunni Tullini (Foligno, 1986).
Si tratta di sculture a misura d’uomo, ciascuna con la propria cromia e suggestione. Dal titolo Involucro, il fulcro dell’opera, e della indagine che essa pone, è un corpo muliebre, gravido d’umanità, capace di avvicinare reminiscenze neoplatoniche a quesiti che interrogano il nostro tempo. Le membra presentate da Alunni Tullini, simbolicamente, stanno al “principio che contiene il cosmo, l’Uno cui partecipa la molteplicità, nelle sue forme alte e minime, fino a quella più complessa della materia che abitiamo”, propongono la gallerista Alice Falsaperla e il ricercatore Matteo Giuseppone in un testo critico, dedicato allo scultore.
Tre figure femminili, poste in successione, si presentano come tre “grazie contemporanee”, assumendo una serialità, storicamente proposta dalla Galleria, che le coglie non nella sinuosità del loro intreccio, bensì nel loro isolamento, in un raccoglimento che riflette un disfacimento non solo organico. Il vuoto lasciato dal volto mancante è spazio altro per immedesimarsi, in una umanità distinta e in un sistema dell’arte rinnovato.